Oggi voglio parlarvi di quella che io considero una sottile differenza fra “l’essere un subacqueo” e il “saper andare sott’acqua”.
La mia naturale passione per la psicologia umana, mi ha portata finalmente a dare un nome alle cose e descrivere esattamente la mia visione della popolazione subacquea e non solo. La mia riflessione è nata a distanza di molti anni dal mio primo brevetto, dopo approfondimenti sulla psicologia dell’immersione e dopo alcune esperienze personali scatenanti.
La mia riflessione riguardo la personalità dei subacquei, si può brevemente riassumere con la frase:
Queste mie affermazioni legate ai subacquei-non-subacquei, derivano da fastidiosissime esperienze che ho vissuto più di una volta durante le mie vacanze.
Tanto per citarne alcuni, gli episodi che mi creano più irritazione sono quelli dove dalle barche (i classici barconi pieni di turisti), gli addetti ai lavori (che tra l’altro affermano di essere subacquei) buttano del cibo in mare, autorizzano i clienti a farlo e li assecondano. Lo fanno perché:
Per “cibo” intendo: patatine, crackers, salatini, pasta, pane e altri farinacei, olive, pomodoro, brioches, ecc..
Dai turisti ho sentito dire cose che mi fanno accapponare la pelle al solo ricordo:
E dagli addetti ai lavori (che affermano di essere anche subacquei) ho sentito dire argomentazioni anche peggiori:
Ora…. Non ci vuole una laurea in Biologia Marina per capire che dare un farinaceo (con lievito, sale o zucchero, glutine, amido, ecc..) ad un pesce faccia male.
Comprendo però, che ci vuole una particolare abilità logica per collegare il fatto che: “se tu nutri e sazi un pesce con delle schifezze, questo pesce, se rimane in vita, non andrà più a procacciarsi il suo cibo naturale”. Questo porterà ad uno squilibrio in tutto l’ecosistema marino danneggiando quindi anche esseri viventi non direttamente coinvolti da queste stupide azioni.
I turisti della domenica, sono così “ciechi” da pensare di non creare un danno agli animali, anche perché semplicemente stanno lanciando del cibo una volta sola nella loro vita, mica tutti i giorni! Quello che questi turisti ignorano (e la cosa mi fa arrabbiare un bel po’), è che la barca dove si trovano, effettuerà ben 4-6-8 corse al giorno, negli stessi punti.
Potete immaginare quante volte al giorno quei pesci sono abituati ad aspettare e ricevere cibo dannoso per loro?
Purtroppo un episodio simile mi è capitato molti anni fa anche sott’acqua, mentre facevo helmet diving alle Bermuda (di cui racconto in questo articolo e anche qui il mio viaggio).
L’helmet diving è un’esperienza subacquea fuori dal comune e molto scenografica proprio perché mentre ero sott’acqua, ho scoperto che i pesci venivano avvicinati tramite pastura.
Chi vuol vedere dei pesci è pregato di mettersi una maschera, fare subacquea, snorkeling o apnea…oppure di guardarsi un documentario. Il mare non è lo zoo!
Tu da che parte stai?
Sei un subacqueo o sai andare sott’acqua?
Se leggendo l’articolo hai provato prurito alle mani, spero vivamente tu sia un subacqueo come me! 🙂
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