Relitto della piattaforma del Paguro

Relitto del Paguro

Piattaforma del Paguro

La piattaforma Paguro fu costruita dall’AGIP nella parte di mare antistante il Lido di Dante (in provincia di Ravenna) e fu varata nel 1963. Nacque come piattaforma mobile per la perforazione di pozzi per l’estrazione di gas metano nel mare Adriatico.
Purtroppo, mentre era impegnata nella perforazione di un pozzo per il raggiungimento di un giacimento a circa 2900 metri sotto il fondale, nella notte del 28 settembre 1965 si consumò la tragedia. La trivella infatti andò ad intaccare anche un giacimento sottostante (di cui non si conosceva l’esistenza) a quello interessato dalla perforazione.

Scattò subito il piano d’emergenza che fece attivare le valvole di sicurezza del pozzo. Le valvole di sicurezza funzionarono correttamente e tennero la pressione, ma purtroppo poco dopo, cedettero le pareti del pozzo sprigionando un’eruzione di gas, acqua non più controllabile.

A causa della pressione di circa 600 atmosfere che continuava ad uscire, la piattaforma s’incendiò e il giorno seguente all’esplosione s’inabissò nel cratere formato nel fondale dal gas stesso.

Mentre le fiamme raggiungevano un’altezza di 30 metri fuori dall’acqua, i mezzi di soccorso riuscirono a salvare 35 delle 38 persone che per salvarsi si gettarono in mare di notte, ma purtroppo 3 morirono annegate fra le onde. La tragedia viene oggi ricordata con la statua della Madonna posta sott’acqua fra i tralicci e visibile a chi fa immersioni subacquee.

Soltanto 6 mesi dopo, grazie ad una nuova perforazione laterale, si riuscì a cementare il pozzo esploso.

Immersioni al relitto della piattaforma del Paguro

Il relitto del Paguro, nonostante le tragiche circostanze a cui è legato, è diventato nel tempo una meta di grande interesse per gli appassionati di immersioni subacquee sui relitti e di biologia marina grazie alla grande varietà di flora e fauna presente.
Oggi “l’Associazione Paguro” ne protegge e valorizza l’habitat subacqueo con un programma di attività teso sia al ricordo dell’evento, sia al rispetto per il nostro mare.

Questo reef artificiale è diventato anche il primo e unico sito marino ad essere nominato Sito d’Interesse Comunitario nella Regione Emilia Romagna.
Immergendosi sul Relitto del Paguro, in condizioni di buona visibilità si possono osservare: numerosi gronghi, spigole, corvine, occhiate, mormore, scorfani neri, astici, cicale di mare e alcune varietà di granchi.

La profondità minima del relitto è di 8 metri e quella massima di circa 33 metri, in corrispondenza del cratere che si formò con l’esplosione. Il fondale è fangoso e la visibilità è influenzata dalle piogge e dalle conseguenti masse d’acqua trasportate in Adriatico dai vicini grandi fiumi.
Idealmente quindi si raggiunge una migliore visibilità durante la fine dell’estate e comunque in periodi secchi, lontani dalle giornate di pioggia.

Curiosità sul relitto del Paguro

Dopo l’evento nefasto dell’esplosione del Paguro nel 1965, la piattaforma metanifera si è trasformata in un’oasi sottomarina dichiarata nel 1995 “Sito di Importanza Comunitaria”. In quest’area, un imprenditore vitivinicolo romagnolo ha realizzato la più strana cantina di affinamento dei suoi vini: sott’acqua, a 30 metri di prodondità.

Tra paguri, scorfani, astici, ostriche e granchi, riposano infatti le casse di vino della Tenuta del Paguro.
Per la tutela dell’ecosistema naturale del reef del Paguro, vengono immerse soltanto 1.200 bottiglie per tipologia di vino ogni anno.

I vini vengono così conservati ad una temperatura costante, a 4 bar di pressione (circa 30 metri di profondità), in totale assenza di raggi UV che altererebbero la qualità del vino e riposano sotto il costante “messaggio armonico” delle  maree.

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Ciao! Mi chiamo Francesca Maglione e sono la prima travel blogger italiana specializzata nel mondo dei viaggi diving.
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