Chiudete gli occhi e immaginatevi in acqua durante la vostra vacanza in Mar Rosso. Intorno a voi centinaia di pesci si muovono in banco e per un attimo vi sembra di essere uno di loro. Vi spostate verso il reef per ammirare le tante creature colorate che vivono tra i coralli: pesci balestra, pesci pappagallo, damigelle e donzelle, non c’è un angolo della barriera che non sia vivacemente colorato dai suoi abitanti.
A un certo punto notate in lontananza un pesce diverso da tutti gli altri sia per l’aspetto che per il particolare modo di nuotare: il suo corpo è a strisce bianche e rosse e le sue pinne si prolungano in lunghi raggi che ondeggiano graziosamente mentre avanza piano piano, mantenendo con estrema precisione la stessa profondità. Vi trovate di fronte ad uno dei pesci simbolo del Mar Rosso: il pesce leone (Pterois miles).
Una bellezza…pungente!
Lo Pterois miles è un pesce appartenente alla famiglia degli Scorpenidi (la stessa dei nostri scorfani) ed è originario del Mar Rosso e dell’oceano Indiano. Le sue dimensioni sono abbastanza ridotte: gli individui adulti superano di rado i 30 cm di lunghezza. Il suo corpo è decorato da strisce verticali di colore bianco e rosso bordeaux, mentre le pinne sono chiare e costellate da tanti puntini rosso scuro.
Osservando questo bellissimo pesce frontalmente non si può fare a meno di notare le grandi pinne pettorali che, aperte a ventaglio ai lati dell’animale, ricordano la criniera di un maestoso leone. Osservando invece l’animale lateralmente, si nota la particolare forma della pinna dorsale: essa è preceduta da 13 spine, che si ergono dritte sul dorso del pesce separate le une dalle altre, a formare una sorta di cresta.
Se è vero che le spine dorsali conferiscono una grande eleganza al movimento del pesce leone, è bene sapere che sono collegate a ghiandole velenifere. Questo vale anche per le 3 spine che precedono la pinna anale e per le 2 spine poste sulle pinne pelviche.
Grazie a questa efficace arma di difesa i pesci leone possono nuotare indisturbati in prossimità del reef, senza preoccuparsi di essere attaccati dai predatori. Le specie che riescono a cibarsene senza risentire dei dolorosi effetti del veleno si contano infatti sulla punta delle dita e sono rappresentate principalmente da squali e cernie.
Il veleno del pesce leone è così temuto poiché contiene una potente neurotossina che, a seconda dei casi (quantità di veleno iniettato, posizione della puntura, sistema immunitario della vittima), può essere molto pericolosa anche per l’uomo. Vi assicuro però che il pesce leone non è assolutamente aggressivo nei confronti dell’uomo e quindi non costituisce una minaccia per noi subacquei…l’importante come sempre è rispettare la regola del guardare e non toccare!
Durante il giorno incontrerete queste creature mentre si aggirano solitarie in prossimità del reef, nuotando con una lentezza quasi surreale. La notte invece avrete modo di conoscere un altro lato di questi animali, assistendo al momento della caccia. Rimarrete stupiti nel vedere con quale velocità i pesci leone scattano per inghiottire la preda in un sol boccone. La loro dieta è costituita principalmente da piccoli pesci (con una preferenza per damigelle e anthias) e crostacei.
Una specie invasiva
Si definisce specie invasiva una specie che, una volta introdotta in un’area diversa da quella di cui è originaria, la colonizza rapidamente a spese delle specie native. Il pesce leone (Pterois miles) è considerato una specie invasiva: esso infatti, insieme al cugino Pterois volitans, è stato accidentalmente introdotto dall’uomo nell’Atlantico occidentale e nel Mar dei Caraibi, dove, non trovando predatori in grado di resistere al suo veleno, si è diffuso incontrastato, causando una grave alterazione degli ecosistemi locali che a sua volta ha portato alla perdita di biodiversità nelle aree invase.
Anche se in forma più lieve rispetto a quanto accaduto nell’Atlantico, anche il Mediterraneo ha subito l’invasione del pesce leone, che vi è giunto verosimilmente attraverso il Canale di Suez. La prima comparsa di questa specie nel Mediterraneo risale al 1991, quando un esemplare venne avvistato al largo di Israele. Ad oggi gli avvistamenti nel Mediterraneo orientale si sono moltiplicati e nel 2016 è stato segnalato per la prima volta un esemplare di Pterois miles in Italia, al largo della costa siciliana.
Conoscere l’effettiva diffusione nel Mediterraneo di questa specie è di fondamentale importanza per poter intervenire tempestivamente e adottare delle misure di contenimento. Chi meglio di noi subacquei può raccogliere questo tipo di informazioni? Le nostre segnalazioni sono importantissime per conoscere lo stato dell’invasione! Nel caso vi capiti di avvistare un pesce leone durante un’immersione in Mediterraneo potete segnalarlo qui: vi basterà compilare un modulo con i dati del vostro incontro per dare un importante contributo alla ricerca.
Curiosità
Se durante l’immersione la guida si gira verso di voi a mani giunte e con le dita incrociate verticalmente non temete, non è in narcosi da azoto! Vi sta solo indicando la presenza di un pesce leone: in questo modo infatti le dita ricordano le spine dorsali del pesce.