La barriera corallina, sebbene rappresenti solo l’1% del suolo marino, è uno dei luoghi più spettacolari che si possano visitare. Con i suoi colori vivaci dati da una grande varietà di organismi, comprende un quarto della biodiversità marina mondiale. E’ formata da scheletri calcarei di animali chiamati comunemente coralli marini, costituiti da colonie di piccoli individui tentacolati, i polipi.
Per tutta la loro vita essi coesistono con alghe microscopiche in una vera e propria simbiosi: gli uni non sopravvivono senza gli altri, scambiandosi i nutrienti necessari per vivere. Di giorno, la parte vegetale assorbe la luce fornendo carbonio per la crescita dello scheletro e conferendo i caratteristici colori, di notte i polipi estroflettono i loro tentacoli per catturare piccole prede e garantire sostanze nutritive. Queste biocostruzioni, cioè costruzioni create da organismi viventi, si sono formate in migliaia di anni, diventando così delle vere e proprie metropoli di pesci e altre specie di animali connessi tra loro.
Nell’immaginario collettivo questo habitat, meta di molti subacquei e appassionati, è un paradiso, eppure la
vita al suo interno non è semplice come sembra, e la lotta per la sopravvivenza è una costante. I coralli,
infatti, sebbene ci sembrino delle rocce colorate, sono vere forme di vita alla base di una complessa catena alimentare.
I pericoli non ci sono solo di giorno, ma si nascondono anche di notte, quando la maggior parte degli organismi si riposa dentro qualche cavità. Ricci e stelle marine compaiono risvegliati da un lungo sonno, in particolare, la stella corona di spine rimane il predatore numero uno. Può possedere sino a 21 braccia, raggiungendo un diametro di 80 cm. I suoi raggi sono coperti di acuminate spine velenose , in grado di paralizzare un animale. Questo gigante normalmente vive solitario in un’area vasta 1 Km 2 ma, per ragioni che si stanno ancora studiando, ciclicamente centinaia di individui si riversano sulle barriere mangiando fino a 6 m 2, di colonie in un anno, per ciascuna stella. Molto si sta facendo per contrastare questo fenomeno, infatti, sebbene sia un evento naturale che generalmente colpisce le aree più compromesse, studi recenti affermano che l’aumento di queste invasioni sia collegato a fattori ambientali di origine antropica, tra cui il surriscaldamento globale e l’eccessivo apporto di nutrienti in mare derivanti dalle grandi industrie agricole.
Tutti questi organismi si definiscono corallivori, cioè predatori di coralli. Nel mondo ne sono state classificate ben 150 specie. Alcuni, come ad esempio i pesci pappagallo, sono “obbligati”, pertanto si nutrono soltanto di coralli mentre, in molti altri casi, la loro dieta è più varia, comprendendo anche altri invertebrati. Per quanto ci possa apparire strano, in natura anche la morte e la predazione hanno il loro ruolo. La presenza di questi organismi, infatti, permette la crescita e il rinnovo di nuove colonie, garantendo così una maggiore varietà delle specie all’interno della barriera.
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